Difficile dibattere sul primo punto: la bellezza sta negli occhi di chi guarda. La situazione è però diversa per quanto riguarda la biodiversità. Un tempo, soprattutto per la costruzione di centrali idriche, si prestava ben poca attenzione alla fauna ittica: i fiumi venivano deviati, bloccati o inondati a piacimento per produrre elettricità.
Secondo il WWF, è per questo motivo che 2700 chilometri di fiumi svizzeri sono in secca e il 60 per cento delle specie indigene di pesci e crostacei sono estinti o a rischio di estinzione.
Gli impianti solari non presentano alcun problema
La protezione della biodiversità e lo sviluppo delle energie rinnovabili sono quindi completamente agli opposti? Niente affatto, dichiara l’Alleanza Ambiente costituita dalle associazioni ambientali Greenpeace, BirdLife, SES, ATA, Pro Natura e WWF. Ora serve visibilità, come dimostra la nuova campagna di chiarificazione «Approvvigionamento energetico sicuro in Svizzera 2035».
La priorità va accordata allo sviluppo del fotovoltaico poiché questa forma di energia offre il maggior potenziale per la produzione di elettricità e i minori rischi per la fauna e la flora. «Il fotovoltaico installato su strutture già esistenti non presenta alcun effetto negativo per la biodiversità», scrive il WWF in risposta alla domanda.
Anche installati su superfici libere gli impianti fotovoltaici sono più sicuri rispetto a centrali eoliche e idriche. Le superfici non impermeabilizzate andrebbero tuttavia edificate solo laddove i conflitti sono minimi. Si potrebbe ad esempio autorizzare la costruzione per discariche, ponti di pietra o distese d’acqua artificiali.
Rinnovare le centrali idriche invece di costruirne di nuove
Anche la produzione di elettricità grazie alle centrali eoliche è possibile ma il contributo alla svolta energetica è limitato e soprattutto gli impianti più grandi causano importanti conflitti. Le aree con un potenziale eolico maggiore sono anche quelle con un’elevata biodiversità: le località più indicate, «dopo accurata chiarificazione», sono il Giura e, in misura minore, le Prealpi. Entro il 2035, esiste il potenziale per edificare da 215 a 310 turbine per una potenza di 3,1 terawattora.
Per le associazioni ambientali, la costruzione di nuove centrali idriche è invece meno sensata. «Il potenziale è già sfruttato al 95 per cento», scrive il WWF. In questo caso, la biodiversità dovrebbe avere la priorità: meglio puntare sul risanamento ecologico e l’ottimizzazione delle centrali esistenti.
L’alleanza identifica un altro grande potenziale per la protezione della biodiversità nella prevenzione dello spreco di energia da parte dei consumatori: «il chilowattora più green è quello che non viene prodotto», scrive il WWF. In questo modo sarebbe possibile costruire meno centrali elettriche.
«La crisi climatica e della biodiversità sono due lati della stessa medaglia», spiega il WWF. Entrambe queste crisi possono essere superate solo lavorando insieme.
Über Ersteres lässt sich nur schwer streiten – Schönheit liegt im Auge des Betrachters. Anders zeigt sich die Situation bei der Biodiversität. Vor allem beim Bau von Wasserkraftwerken wurde früher kaum Rücksicht auf den Fischbestand genommen: Flüsse wurden zur Stromproduktion umgelenkt, gestaut oder überflutet.
Laut WWF liegen deswegen 2700 Kilometer der Schweizer Flüsse trocken, 60 Prozent der einheimischen Fisch- und Krebsarten sind ausgestorben oder vom Aussterben bedroht.
Solaranlagen weitgehend unbedenklich
Stehen sich der Schutz der Biodiversität und der Ausbau der erneuerbaren Energie also diametral gegenüber? Mitnichten, findet die Umweltallianz bestehend aus den Umweltverbänden Greenpeace, BirdLife, SES, VCS, Pro Natura und WWF. Doch es brauche Augenmass, wie die neue Aufklärungskampagne «Sichere Schweizer Energieversorgung 2035» aufzeigt.
Zuvorderst sei die Fotovoltaik zu fördern, denn hier besteht das grösste Potenzial zur Stromgewinnung mit dem kleinsten Risiko für die Tier- und Pflanzenwelt. «Fotovoltaik auf bestehender Infrastruktur hat keine negativen Auswirkungen auf die Biodiversität», schreibt der WWF auf Anfrage.
Auch Fotovoltaik-Anlagen auf Freiflächen wären diesbezüglich unbedenklicher als Wind- und Wasserkraftanlagen. Gebaut werden sollte auf unversiegelten Flächen indessen nur dort, wo die Konflikte minimal sind. So könnten zum Beispiel Deponieflächen, Steinbrüche oder künstliche Wasserflächen näher geprüft werden.
Wasserkraft erneuern statt neu bauen
Auch Strom aus Windkraftwerken sei möglich – obwohl der Beitrag zur Energiewende beschränkt sei und sich besonders bei einem grossen Zubau Konflikte auftäten. Gebiete mit hohem Windpotenzial seien oft auch Orte mit hoher Biodiversität. Besonders im Jura und in kleinerem Ausmass in den Voralpen böten sich – «nach sorgfältiger Abklärung» – sinnvolle Standorte an. Bis 2035 bestehe das Potenzial von 215 bis 310 Masten mit einer Leistung von 3,1 Terrawattstunden.
Wenig Sinn macht für die Umweltverbände hingegen der Ausbau der Wasserkraft. «Das Potenzial ist zu 95 Prozent ausgeschöpft», schreibt der WWF. Hier sollte die Biodiversität den Vortritt haben. Der Fokus müsse auf der ökologischen Sanierung und der Optimierung bestehender Anlagen liegen.
Ein weiteres grosses Potenzial zum Schutz der Biodiversität sieht die Allianz aber bei der Energieverschwendung von Verbraucherinnen und Verbrauchern: «Die sauberste Kilowattstunde ist jene, die wir nicht erzeugen müssen», schreibt der WWF. So müssten generell weniger Kraftwerke gebaut werden.
«Die Klimakrise und die Biodiversitätskrise sind zwei Seiten derselben Medaille», sagt der WWF. Beide Krisen seien nur gemeinsam zu lösen.