Il «Bridge to the Future» è costruito con calcestruzzo riciclabile e sostenibile ed è composto da elementi estremamente filigranati. Foto: Holcim (Schweiz) AG.

Questo «ponte» di calcestruzzo mostra la via per il futuro

Diese Beton-«Brücke» weist in die Zukunft des Bauens

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La pressione sul settore della ricerca è elevata: è necessario trovare un modo per rendere più sostenibile la produzione di calcestruzzo. E il successo è vicino: lo dimostra una pionieristica opera a Hüntwangen.

È uno dei prodotti più dannosi per il clima nel settore dell’edilizia: il calcestruzzo. La produzione di un metro cubo di calcestruzzo causa oltre 200 chili di emissioni di CO2. Secondo il Politecnico di Zurigo, a livello mondiale vengono prodotti ogni anno oltre 80 miliardi di metri cubi di calcestruzzo. Secondo l’ONU, il settore delle costruzioni e dell’edilizia è inoltre responsabile del 38 per cento delle emissioni di CO2. Al contempo, le caratteristiche del calcestruzzo lo rendono un materiale irrinunciabile per le costruzioni. 

Per raggiungere gli obiettivi climatici 2050, occorre quindi ridurre le emissioni di CO2 nel settore edilizio e quindi anche nella produzione del calcestruzzo e soprattutto del cemento. «Due terzi delle emissioni di CO 2 causate dalla produzione di cemento con clinker sono da ricondurre alle materie prime. Un terzo deriva invece dall’impiego di combustibili fossili», spiega Cathleen Maria Hoffmann, ingegnere di produzione presso Holcim Svizzera. La riduzione del contenuto di clinker nel cemento è quindi la misura più efficace per ridurre le emissioni di CO2.

Carbonio al posto del ferro

Un grande successo di Holcim è il cemento senza clinker «Locarbo». Questo calcestruzzo prodotto con materiali riciclati causa emissioni di soli 138 kg di CO2 per metro quadrato invece dei classici 210 kg. Secondo Holcim, questo calcestruzzo permette inoltre di ridurre il consumo di materiali del 75 per cento.

«Se vogliamo ridurre le emissioni di CO2, occorre ridurre la percentuale di clinker nel cemento e puntare ad una maggiore efficienza dei materiali e dei metodi di costruzione». Kerstin Wassmann, responsabile del progetto «Bridge to the Future» di Holcim, ne è assolutamente convinta.

Il «Bridge to the Future», inaugurato in novembre a Hüntwangen, mostra come può essere impiegato il nuovo calcestruzzo: invece di un’armatura in ferro, sono stati utilizzati fili di carbonio pretensionati e resistenti alla ruggine. Grazie all’elevata resistenza alla trazione, gli elementi possono avere uno spessore di soli 6 centimetri. Secondo Holcim, si tratta di «una delle opere edilizie più sostenibili del mondo».

Er zählt zu den klimaschädlichsten Produkten im Bauwesen: Beton. Die Herstellung jedes Kubikmeters Betons führt zu einem Ausstoss von über 200 Kilogramm CO2. Laut ETH Zürich werden weltweit jährlich bis zu 80 Milliarden Kubikmeter Beton verbaut. Und der Bau- und Gebäudesektor ist laut UNO mittlerweile für 38 Prozent der CO2-Emissionen verantwortlich. Gleichzeitig gehört Beton wegen seiner Eigenschaften zu den unverzichtbaren Baustoffen. 

Um die Klimaziele 2050 zu erreichen, sind deshalb CO2-Einsparungen im Baubereich entscheidend – auch bei der Herstellung des Betons, insbesondere beim Zement. «Zwei Drittel der CO2-Emissionen, die bei der Herstellung des Zementklinkers entstehen, sind rohstoffbedingt. Ein Drittel entsteht durch den Einsatz fossiler Brennstoffe», sagt Cathleen Maria Hoffmann, Produktingenieurin bei Holcim Schweiz. Die Verminderung des Klinkergehalts im Zement ist dabei die wirkungsvollste Massnahme, den CO2-Ausstoss zu senken.

Karbon statt Eisen

Ein Durchbruch ist Holcim nun mit dem klinkerfreien Zement «Locarbo» gelungen. Der daraus hergestellte Recylingbeton setzt pro Kubikmeter nur 138 Kilogramm CO2 statt 210 Kilogramm frei. Laut Holcim führt der Beton auch zu 75 Prozent weniger Materialverbrauch.

«Wenn wir CO2 sparen wollen, müssen wir einerseits den Klinkeranteil im Zement reduzieren und andererseits auf eine höhere Materialeffizienz und schlankere Bauweise fokussieren», ist Kerstin Wassmann überzeugt. Sie ist Projektleiterin der «Bridge to the Future» bei Holcim.

Diese «Bridge to the Future», die im November in Hüntwangen eingeweiht wurde, zeigt, wie der Beton eingesetzt werden kann: Statt Armierungseisen werden in der Annahmeplattform nichtrostende, vorgespannte Karbondrähte verwendet. Dank deren hoher Zugfestigkeit sind die Elemente gerade mal sechs Zentimeter dick. Laut Holcim handelt es sich um «eines der klimafreundlichsten Bauwerke der Welt».

Le lastre del «Bridge to the Future» vengono combinate e unite con cemento a presa rapida. Foto: ZHAW
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La piattaforma è composta da elementi a incastro. Qui viene inserita la chiave di volta. Foto: ZHAW
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Calcestruzzo a partire da batteri

«Locarbo» è però solo una delle tante soluzioni per ridurre l’impronta di carbonio del calcestruzzo. Viene ad esempio promosso anche l’utilizzo di combustibili alternativi al carbone. «Si possono utilizzare ad esempio pezzi di materiale plastico o altri materiali di scarto», spiega Kerstin Wassmann.

Per la produzione di calcestruzzo riciclato vengono inoltre riutilizzati numerosi materiali provenienti da demolizioni. Il calcestruzzo viene anche sottoposto a carbonatazione: il CO2 viene estratto dall’aria e pressato nel calcestruzzo per realizzare una riduzione del CO2 totale. Un’altra ricerca si concentra invece sul calcestruzzo prodotto con batteri e un mix di sabbia e idrogel in alternativa al tradizionale legante.

«Il calcestruzzo è un prodotto altamente complesso», spiega Wassmann. A seconda del progetto, occorre talvolta pianificare costruzioni che dureranno centinaia di anni. Le normative sono severissime. Cathleen Hoffmann conclude: «I metodi di costruzione in uso devono essere continuamente ripensati». Come fatto ad esempio con «Bridge to the Future» che indica simbolicamente la via verso un’edilizia più sostenibile.

Beton aus Bakterien

«Locarbo» ist indessen nur eine von mehreren Lösungen für einen kleineren CO2-Fussabdruck im Beton. So wird beispielsweise der Einsatz alternativer Brennstoffe zu Kohle vorangetrieben. «Das können geschredderte Kunststoffabfälle oder andere Abfallprodukte sein», sagt Kerstin Wassmann.

Auch werden vermehrt Recycling-Materialien aus Abbrüchen für die Herstellung von Recyclingbeton verwendet, die zudem karbonatisiert sind: CO2 wird aus der Luft entnommen und ins Gestein gepresst, wodurch eine CO2-Reduktion erzielt wird. Zusätzlich geforscht wird an einem Beton, für den man Bakterien und eine Mischung aus Sand und Hydrogel als Alternative zum traditionellen Bindemittel benötigt.

«Beton ist ein hochkomplexes Produkt», sagt Wassmann. Ein Bauwerk müsse je nach Typ bis auf hundert Jahre geplant sein, die normativen Anforderungen seien enorm. Cathleen Hoffmann ergänzt: «Auch müssen gängige Baumethoden neu angedacht werden.» Wie beispielsweise bei der «Bridge to the Future», die bildlich den Weg in eine umweltfreundlichere Bauweise weisen soll.

Prima pubblicazione:  
28.12.2021
  Ultimo aggiornamento: 
3.1.2022
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