Tecnologia brillante - problemi seri
Nell'opera di 239 pagine dal titolo originale "Under A white Sky: The Nature of the Future", il vincitore del premio Pulitzer visita sette progetti - tra cui uno con la partecipazione della start-up svizzera Climeworks. Lei mostra come problemi urgenti sono stati risolti con tecnologie spesso apparentemente brillanti - e prontamente hanno portato a nuovi gravi problemi.
Per esempio, mostra come sono stati costruiti massicci argini intorno alla città americana di New Orleans e altre città per proteggersi dalle inondazioni. Mentre gli argini proteggono dalle inondazioni, impediscono anche il lavaggio dei sedimenti. Questo fa sì che intere fasce di terra nel delta del Mississippi si abbassino e sprofondino nelle acque dell'inondazione.
C'è ancora speranza
Kolbert però non alza mai il dito ammonitore nei suoi esempi. Invece, descrive in modo a volte amorevole gli sforzi dei protagonisti e la loro lotta a volte apparentemente senza speranza, e come la soluzione di un problema può creare un'intera catena di nuovi problemi.
Tuttavia, il giornalista evidenzia anche tecnologie promettenti come quella di Climeworks, con l'aiuto della quale la CO2 sarà rimossa dall'atmosfera e immagazzinata nel suolo.
Spiritoso e facile da leggere
Uno dei progetti più impressionanti riguarda quello dei geofisici di distribuire particelle fini nella stratosfera per riflettere la radiazione solare. Tuttavia, il fatto che gli scienziati siano consapevoli degli effetti potenzialmente lampanti dimostra che per alcune soluzioni si sta effettivamente pensando alle conseguenze successive.
In breve: "We Climate Changers" è un libro facile da leggere che mostra in modo arguto che le soluzioni tecniche da sole non sono probabilmente sufficienti per mettere sotto controllo il cambiamento climatico. Allo stesso tempo, Kolbert chiarisce anche che l'ingegnosità umana rimane un fattore decisivo nella lotta contro la catastrofe climatica.
Brillante Technik – schwerwiegende Probleme
Im 239 Seiten starken Werk mit dem Originaltitel «Under A white Sky: The Nature of the Future» besucht die Pulitzer-Preisträgerin sieben Projekte – darunter auch eins mit Beteiligung des Schweizer Start-ups Climeworks. Sie zeigt, wie dringende Probleme mit oft brillant anmutenden Technologien gelöst wurden – und prompt zu schwerwiegenden neuen Problemen führten.
So zeigt sie beispielsweise auf, wie massive Deiche um die amerikanische Stadt New Orleans und andere Ortschaften gebaut wurden, um vor Hochwassern zu schützen. Die Dämme schützen zwar vor Überflutungen, verhindern aber auch das Anschwemmen von Sedimenten. Dies führt dazu, dass sich ganze Landstriche im Mississippi-Delta absenken und in den Fluten versinken.
Es besteht dennoch Hoffnung
Kolbert hebt in ihren Beispielen aber nie den Mahnfinger. Stattdessen beschreibt sie auf bisweilen liebvolle Weise von den Anstrengungen der Protagonisten und ihren manchmal aussichtslos erscheinenden Kampf und wie durch das Lösen eines Problems eine ganze Kette neuer Probleme entstehen kann.
Die Journalistin streicht aber auch vielversprechende Technologien wie jene von Climeworks heraus, mit deren Hilfe der Atmosphäre CO2 entzogen und im Boden gespeichert werden soll.
Hintersinnig und leicht zu lesen
Eine der eindrücklicheren Projekte betrifft jene von Geophysikern, in der Stratosphäre feine Partikel zu verteilen, um die Sonneneinstrahlung zu reflektieren. Dass sich die Wissenschaftler aber der möglicherweise krassen Auswirkungen bewusst sind, zeigt, dass für manche Lösungen tatsächlich auch über die späteren Folgen nachgedacht wird.
Kurz: «Wir Klimawandler» ist ein leicht zu lesendes Buch, das auf hintersinnige Weise aufzeigt, dass technische Lösungen alleine wohl nicht genügen, um den Klimawandel in den Griff zu kriegen. Gleichzeitig wird auch bei Kolbert klar, dass der menschliche Erfindungsgeist trotz allem ein entscheidender Faktor beim Kampf gegen die Klimakatastrophe bleibt.